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Kamikaze all’aeroporto Ataturk di Istambul? Un attentato prevedibilissimo!

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Non occorre essere strateghi geopolitici per capire che l’attentato all’aeroporto Ataturk di Istanbul era una minaccia terroristica evitabile, una risposta a 5 “provocazioni” avvenute nei giorni scorsi nei confronti dell’avanzata islamica in Europa.

In sintesi queste le motivazioni che hanno scatenato l’ira dei fondamentalisti islamici del DAESH-IS-ISIS:

1) La parola “GENOCIDIO”, usata da Bergoglio in merito alla strage di armeni compiuta dai turchi tra il 1915-16.
Benché solo 30 stati a livello internazionale sostengano si sia trattato di uno sterminio calcolato, talvolta definito olocausto – e una legge francese punisca con il carcere chi lo nega (che non fa certo onore alla libertà di espressione di cui tanto si va fieri in Europa, culla della democrazia) – gli storici come al solito, quando si tratta di Islam e delle sue campagne jihadiste secolari che non finiranno fino alla ri-conquista del mondo intero, non sono mai d’accordo.

Ad ogni modo, il Papa ha dimostrato d’essere troppo amico dei cristiani della Chiesa Ortodossa Orientale, in particolare del Patriarca armeno, chiesa che il sultano Maometto VI voleva far fuori all’epoca dei fatti atroci, imponendo in Turchia, dopo una robusta pulizia etnico-religiosa, il suo califfato.

2) Le dichiarazioni di Erdogan all’indomani della Brexit, che prospettavano la rinuncia della Turchia all’ingresso nell’Unione Europea; ingresso che per l’islamizzazione dell’Europa è un puntello irrinunciabile, al quale da decenni stanno lavorando in concerto i paesi arabi che sovvenzionano la rinascita islamica a colpi di petrodollari, di moschee e modifiche costituzionali a favore degli immigrati nei 28 stati membri dell’unione, amplificando a dismisura, in ogni consesso socio-culturale, il monologo per conto degli sceicchi di un Islam “Faro della civiltà” che ha tratto dal profondo buio medievale l’Europa post-Impero Romano.

3) La Brexit, che separerebbe Londra, ormai caduta in mano all’”infedele” Sadiq khan (sarà vero?), dalle facili riunificazioni famigliari con gli immigrati che vogliono installarsi il più rapidamente possibile nel Nord Europa transitando dalla benevola Italia, che non sarà mai in grado di frenarne il flusso inarrestabile. Dubitiamo fortemente dell’integrità morale del “sadico cane”, direbbe Marco Polo, per il semplice fatto che, nel suo discorso di insediamento sulla poltrona di sindaco, non c’è ombra di pulizia dei sobborghi londinesi dove la sharia vige indisturbata così come il reclutamento e l’addestramento di foreign fighters come già avvenuto nei quartieri tipo Molenbeek in Belgio.

4) La battuta d’arresto dei governi filo-islamici occidentali, ovvero i cosiddetti partiti democratici europei, l’antipotere che è il vero potere, che non sono stati in grado di deviare le preferenze di voto in UK. Questi dovranno fare di tutto per scongiurare una separazione della Gran Bretagna dal continente europeo. Il rifiuto del verdetto referendario è un’espressione della loro paura, temono la vendetta jihadista che infatti è già calata come una scimitarra sull’aeroporto di Istanbul dedicato ad Ataturk, il più grande traditore d’oriente della jihad che ha decretato la fine a tempo determinato dell’Impero Ottomano, che spettava a Erdogan ristabilire favorendo l’ascesa di movimenti panislamici e antinazionalisti in seno alla Turchia.

5) La pace scoppiata tra Putin e Erdogan, dopo l’abbattimento del Sukhoi 24 nel 2015, già siglata con la libera circolazione nello spazio aereo turco dei caccia russi che hanno liberato gran parte dei territori controllati dal califfato, appoggiando via cielo la riconquista di Falluja nel cuore dell’Iraq, avvenuta un paio di giorni fa, è la vera goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’ira jihadista.

Tutti sono stati avvertiti: Bergoglio, Sadiq Khan, Erdogan, la UE e Putin.
Quindi Roma, Londra, Parigi, Berlino e Mosca.

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