Brexit poll: cosa succederebbe all’Europa e cosa alla Gran Bretagna in caso di Brexit? L’analisi di Italicum.
Lo spettro Brexit poll si aggira per l’Europa. Brexit è un incubo creato dai mercati finanziari. Borse in picchiata, sterlina in caduta libera, corsa ai beni rifugio, l’ombra virtuale di una fantomatica apocalisse si sta abbattendo in questi giorni sull’Europa. Trattasi di shock mediatici, programmati, procurati, perpetrati dai grandi investitori, dalle holdings finanziarie, dalle multinazionali che, attraverso una strategia di massicce vendite sui mercati, vogliono generare panico, instabilità, insicurezza nel corpo elettorale inglese, onde orientare il referendum britannico verso la permanenza della Gran Bretagna nella UE.
La democrazia è fondata sulla sovranità popolare. La Gran Bretagna vanta una tradizione democratica indiscutibile. Oggi pertanto il popolo è chiamato a decidere sui destini del proprio paese. Il sentimento anti – europeo è assai diffuso da sempre in Gran Bretagna. Sentimento peraltro cementato dalle politiche di austerity imposte dalla UE. L’adesione della Gran Bretagna alla UE è stata assai contrastata. Essa non ha mai aderito alla moneta unica. Le direttive europee sono state sempre oggetto di contrasto nella loro applicazione in Gran Bretagna. Pertanto la Gran Bretagna ha goduto sempre, in seno alla UE, di un regime privilegiato rispetto agli altri membri. Tuttavia la UE si è sempre scontrata con un sentimento nazionale ostile all’Europa, specie se si considera che l’attuale Europa è a guida tedesca. Tali difficili rapporti non hanno fatto che accentuare la diversità britannica nei confronti degli altri stati europei. Il processo di integrazione della Gran Bretagna in Europa si è reso sempre più difficoltoso ed impopolare.
Oggi il popolo inglese è chiamato a pronunciarsi sull’uscita o la permanenza della Gran Bretagna nella UE. Le minacce di ritorsione in caso di Brexit poll non si sono fatte attendere. La Germania, attraverso il suo ministro delle finanze Schäuble ha dichiarato che, in caso di vittoria dei no, la Gran Bretagna sarebbe fuori dal mercato comune. L’ondata mediatica anti Brexit si è fatta sempre più pressante con l’avvicinarsi del referendum. Oltre ai crolli delle borse europee, le minacce del grande capitale finanziario, che paventa per gli inglesi nuove recessioni economiche, cali vorticosi del Pil, svalutazioni monetarie, nuove politiche di austerity, hanno uno scopo intimidatorio nei confronti della popolazione inglese. La finanza internazionale e le multinazionali vogliono preservare le loro posizioni dominanti e pertanto, orientano il voto per la permanenza inglese nella UE.
Da tale contesto, emerge la sostanziale struttura oligarchica ed antidemocratica dell’occidente globalizzato a guida americana. Non può decidere il popolo su materie ed interessi che sono appannaggio delle oligarchie finanziarie. Ne sono la dimostrazione i sondaggi diffusi in questi giorni, da cui emergerebbe una netta prevalenza del voto britannico a favore della Brexit. La dubbia credibilità dei risultati di tali sondaggi è evidente. I sondaggi stessi sono stati commissionati dai giganti della City, e i loro risultati sono conformi a questa strategia di terrore mediatico diffuso a livello globale.
Cosa succederebbe alla Gran Bretagna in caso di Brexit poll?
È comunque assai improbabile che in caso di Brexit poll la UE irroghi sanzioni, effettui ritorsioni, imponga dazi doganali alla Gran Bretagna. Gli investitori europei non disinvestirebbero di certo i loro capitali dalla City di Londra, che resterebbe comunque una delle piazze finanziarie più importanti del mondo. Si verificherebbe tutt’al più una instabilità temporanea, ma verrebbero senz’altro conclusi nuovi trattati con l’Europa.
Cosa succederebbe all’Europa in caso di Brexit poll?
Per la stessa Europa non vi sarebbero quei danni apocalittici oggi paventati dai media. In caso di Brexit, l’Europa perderebbe un membro sì importante, ma che ha condizionato in maniera rilevante la politica estera europea. Dal punto di vista geopolitico, la Gran Bretagna non è parte integrante dell’Europa. Essa invece appartiene allo schieramento anglosassone atlantico con USA e Canada. Ha sempre goduto di un rapporto privilegiato con USA, è stata coprotagonista con gli americani nelle guerre in Iraq, in Afghanistan, nel medioriente. Si è resa protagonista di sciagurate iniziative belliche intraprese dall’Europa a seguito delle primavere arabe in Libia e Siria. Assieme alla Francia e alla Germania, la Gran Bretagna condivide la responsabilità di una politica estera europea subalterna agli Usa e alla Nato. Ha sostenuto con gli USA e la Germania la politica aggressiva della Nato contro la Russia in Ucraina, e le sanzioni contro la Russia che hanno procurato danni rilevanti all’economia europea. L’adesione all’Europa della Gran Bretagna fu avversata decisamente da De Gaulle, che la considerava la quinta colonna americana in Europa.
Ma nella Brexit si gioca una partita assai più importante della permanenza o meno della Gran Bretagna nella UE. Nell’Europa a guida tedesca non si vuole che si verifichi un pericoloso precedente: che, attraverso una consultazione popolare, un paese della UE deliberi la sua fuoriuscita dall’Europa delle oligarchie finanziarie. Non si vuole mettere in discussione il dominio della tecnocrazia oligarchica, di una classe dominante non eletta dai popoli. Altri paesi potrebbero seguirne l’esempio e lo spettro della frantumazione dell’Europa dei 28 incute timor panico negli ambienti di Bruxelles e Francoforte.
Il sentimento di avversione all’Europa in popoli ridotti alla miseria dalla schiavitù del debito si è diffuso a macchia d’olio. Le elezioni vengono puntualmente influenzate e dirottate verso le scelte conformi ai voleri dei poteri forti della UE. Coalizioni improbabili (socialisti – gollisti), furono istituite in Francia per sconfiggere la minaccia “populista” della Le Pen. In Austria la dubbia vittoria ottenuta dai verdi sul partito nazionalista euroscettico, dovuta alla presunta “saggezza” di pochi voti degli austriaci residente all’estero, ne è un altro esempio eclatante.
In realtà nel referendum inglese si combatte una battaglia di libertà: è in gioco la sovranità dei popoli, in lotta contro la gabbia d’acciaio imposta all’Europa dalla classe finanziaria dominante. L’Europa è dominata da un nuovo feudalesimo che solo la volontà popolare può sconfiggere.
Il popolo si libererà delle proprie catene?