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POLIZIA CINESE IN ITALIA: UN PAESE A SOVRANITA’ SEMPRE PIU’LIMITATA

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Fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ospita basi militari americane e Nato ora accettiamo addirittura poliziotti cinesi che operano indisturbati, compiendo spesso azioni illegali.

Nei giorni scorsi, alcuni organi di informazione hanno ripreso la notizia, diffusa da “Il Foglio” nello scorso settembre, riguardo la presenza di ben undici stazioni di polizia cinese in diverse città italiane come Prato, Milano, Roma. Alla denuncia del “Il Foglio”, l’allora ministro dell’Interno, Lamorgese, aveva risposto come “le presunte stazioni di polizia cinese non ufficiali non rappresentassero particolare preoccupazione” in quanto, formalmente, gli uffici risultano adibiti al rinnovo di patenti, passaporti e altri documenti cinesi e funzionano come dei Caf pensati per aiutare la comunità cinese a esplicare pratiche a distanza nel proprio paese d’origine. Inoltre agirebbero come consolati paralleli, ma questa attività viola la Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari che prevede come tali strutture debbano essere indicate come tali alle autorità ospitanti.

In realtà, è lo stesso governo cinese a definire gli uffici come «stazioni di polizia d’oltreoceano» in cui il personale lavora affinché la comunità cinese locale sia monitorata e vengano intercettati eventuali fuggitivi, come confermano decine di storie personali verificate da “L’Espresso”, rappresentando uno strumento per perseguire la caccia del governo cinese ai dissidenti, costringendoli  al rimpatrio attraverso mezzi che vanno dalle minacce di ritorsione sui parenti rimasti in Cina fino al rapimento.

Il nostro paese dal 2015, ha siglato con il ministero per la Pubblica Sicurezza della Cina accordi di cooperazione bilaterale “nell’ambito della lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata internazionale, alla migrazione illegale e al traffico di esseri umani”. Ai primi di maggio dell’anno successivo si svolgono i primi pattugliamenti congiunti della polizia, a Roma e Milano. “Proprio nello stesso periodo” “l’Ufficio di pubblica sicurezza della città-prefettura dii Wenzhou avrebbe sperimentato l’istituzione di un punto di contatto della polizia cinese d’oltremare a Milano”. In realtà, ci sono stati altri accordi bilaterali stipulati negli anni dal nostro paese con il ministero per la Pubblica Sicurezza, di cui però non si conosce il contenuto.

Nel 2018, il responsabile del commissariato di polizia all’Esquilino, Giuseppe Moschitta, aveva addirittura partecipato all’inaugurazione della prima stazione di polizia cinese d’oltreoceano in questo quartiere romano ad alta densità di popolazione cinese.

Nei giorni scorsi, il ministro Matteo Piantedosi, titolare del Viminale, durante il question time alla Camera, ha assicurato che “le forze di polizia, insieme all’intelligence, attueranno un monitoraggio con la massima attenzione, io lo seguirò personalmente e non escludo provvedimenti sanzionatori in caso di illegalità riscontrate”. Il ministro ha proseguito come queste attività non abbiano alcuna attinenza con gli accordi di cooperazione di polizia ed i pattugliamenti congiunti tra Italia e Cina che si sono svolti dal 2016 al 2019.

In realtà, queste stazioni rappresentano una minaccia per la sicurezza e la sovranità territoriale del nostro paese e siamo lieti che il neo ministro seguirà personalmente l’evolversi della situazione, ma dubitiamo fortemente che ci saranno interventi decisi per tutelare la nostra sicurezza nazionale.

Fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia è stata costretta ad ospitare basi militari americane e Nato che oggi hanno raggiunto il numero di oltre 120 siti, ora accettiamo addirittura poliziotti cinesi che operano indisturbati, alla luce del sole sul nostro territorio, compiendo spesso azioni illegali.

L’Italia gode ormai di una sovranità sempre più limitata, ma il guaio è che gli italiani non sembrano preoccuparsene!

 

 

 

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