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Quando i vinti si credono vincitori

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Nel parlamento europeo la nuova maggioranza sarà ancora più europeista di prima, alla faccia dei proclami di vittoria dei cosiddetti sovranisti specialmente di casa nostra.

Commentare delle elezioni a poche ore dalla chiusura dei seggi è sempre rischioso, e ciò vale a maggior ragione per le Europee che vedono coinvolti circa 400 milioni di elettori in diversi Paesi e che portano alla formazione di un Parlamento nel quale gruppi, programmi, alleanze, ecc. si scoprono solo a giochi fatti e non prima del voto. A complicare il tutto stavolta c’è di mezzo la Brexit che a fine Ottobre 2019 dovrebbe far automaticamente decadere tutti i parlamentari eletti nel Regno Unito. Non posso quindi fare altro che attenermi ai dati disponibili ad oggi. Vorrei analizzarli sotto tre aspetti: cosa accadrà al Parlamento Europeo; cosa è successo in Italia; cosa comportano per il futuro politico del nostro Paese.

In generale, e questo direi proprio che non potrà cambiare, e parafrasando Tomasi di Lampedusa, “tutto è cambiato, perché nulla cambi”. A molti piace credere oggi che per fare politica basti mettersi un cappellino dei pompieri, imbracciare un mitra per finta, e dire – peraltro altrettanto per finta – che si chiudono i porti. Ma, ahi loro, i conti in politica si fanno coi numeri che esprimono seggi, il resto è aria fritta per i poveri stolti. Detto questo, si comprenderà facilmente che coloro che oggi pensano di essere i vincitori sono in realtà i vinti e, anzi, rischiano di esserlo ancora più di quanto lo fossero prima di queste elezioni.

Premessa doverosa: tutte le analisi sono fatte al netto della Brexit e della “uscita” dei parlamentari britannici, in quanto, quello che succederà in tal caso non è ancora definito.

Partiamo, come sempre si dovrebbe fare, dai dati. Gli europarlamentari sono 751, il che significa che la maggioranza è fissata a 376 euro-deputati. Da quando esiste l’Europarlamento, tale maggioranza è stata appannaggio di un’alleanza Partito Popolare Europeo (PPE)- Socialdemocratici (S&D), in Italia rappresentati da Partito Democratico e Forza Italia. L’indirizzo che l’Unione Europea ha avuto fino a oggi, almeno per i limitati poteri del Parlamento nettamente depotenziato rispetto alla Commissione Europea e del tutto impotente per quello che riguarda la Banca Europea (va detto che con le ultime riforme, l’Europarlamento diventerà più importante nel prossimo futuro), è stato dettato dal questa alleanza, di cui la CDU tedesca della Merkel è da sempre la forza trainante. Bene, dopo ieri, il PPE pare contare su circa 180 seggi e la S&D su circa 146, per un totale complessivo di circa 326 seggi. Ciò significa che per la prima volta non avranno la maggioranza del Parlamento. Vittoria! Grideranno euroscettici e sovranisti vari. Manco per niente dicono invece i dati! Fino a ieri, il terzo gruppo era quello dei Conservatori e Riformisti (ECR) – rappresentati nel Belpaese da Fratelli d’Italia – euroscettici e fortemente contrari a come l’Europa sia stata gestita finora. Bene, da ieri, invece, al terzo posto si dovrebbe posizionare quello che era il gruppo dei Democratici e dei Liberali (ALDE), che si scioglierà per dar vita a un nuovo raggruppamento comprendente gli eletti del partito di Macron. Questo gruppo è estremamente europeista, anzi, più europeista dell’asse PPE-S&D, e su quanto la presenza di Macron rappresenti la sconfitta di tutta l’Italia non penso sia il caso di dilungarsi, si pensi alla Libia e a Ventimiglia per capire di cosa stiamo parlando. Ora, dalle urne, pare che a ALDE spettino circa 109 seggi. E’ del tutto evidente che la futura maggioranza sarà formata dalla triade PPE-S&D-ALDE, sia per il comune super-europeismo, sia per il noto asse Francia-Germania, sia perché internamente né la Merkel né Macron hanno alcun interesse a dare spazio ai loro rivali nazionali: il Rassemblement National (RN) in Francia (primo partito) e i Verdi in Germania (secondo partito). La somma dei seggi di questi tre gruppi è pari a circa 435 seggi, garantendo una maggioranza assoluta amplissima (si ricordi che la maggioranza è di 376 seggi). Ma se proprio proprio non dovessero bastare, ecco che potrebbero essere coinvolti i circa 69 eletti nel Verdi-ALE, che seppur critico rispetto a certe scelte europee, è sicuramente europeista. Questo significa che la nuova maggioranza sarà ancora più europeista di prima, alla faccia dei proclami di vittoria dei cosiddetti sovranisti specialmente di casa nostra. Ecco, interessante quello che succede nel campo appunto “sovranista-euroscettico”. Siamo alle solite, per soddisfare l’ego di qualcuno “più sovranista” di altri, siamo ai derby e ai patetici tiri della giacchetta di questo o di quel leader. Il gruppo ECR conterebbe circa 59 eurodeputati; quello della ENL (dove si siedono Lega e RN) circa 58; e quello della EFDD (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, dove siedono gli eletti del Movimento 5 Stelle) circa 54 (di cui però 28 eletti nel partito della Brexit inglese di Farage che quindi a breve decadranno). Se fossero tutti uniti sarebbero all’incirca 171 euro-deputati, che ne farebbe il secondo gruppo del parlamento e decisivo per le sorti della nuova maggioranza. Allora sì che i sovranisiti-euroscettici potrebbero cambiare davvero le cose. Ma Lega e M5S sono ormai ai ferri corti, i leaders alla Orban e Kaczynski, aspirano a due gruppi diversi, i polacchi sono nei conservatori mentre gli ungheresi nei popolari, anche se rischiano di essere cacciati e allora non si sa dove finiranno… Senza contare che tutti i Paesi dell’Est non sono sovranisti come si pensa in Italia, sia perché hanno goduto, e hanno fortemente bisogno, dei finanziamenti e delle agevolazioni di Bruxelles per continuare a crescere; sia perché hanno bisogno della Unione Europea e dei loro padroni statunitensi per “difendersi” dalla Russia; sia perché su alcune tematiche, come la ridistribuzione dei migranti, non hanno alcuna intenzione di assecondare le richieste dei Paesi di confine come ad esempio l’Italia. Per farla breve, le elezioni di ieri ci consegnano un Europarlamento più “europeo” di prima e i sovranisti-euroscettici incapaci per vari motivi di avere un ruolo che non sia di mera comparsa, ancora più insignificante di prima.

Veniamo ai risultati di casa nostra. Qua, la vittoria della Lega è assolutamente senza discussione. Supera il 34% dei consensi diventando ampiamente il primo partito, “rubando” i voti all’alleato di governo Movimento 5 Stelle che “crolla” fino al 17%, superato anche dal PD che arriva a quasi il 23%. A sinistra del PD sono ridotti al “nulla cosmico” La Sinistra, + Europa della Bonino e i Verdi, i quali tutti insieme arriverebbero circa al 6%. Nel centro-destra Forza Italia sopravvive grazie alla nuova discesa in campo del Berlusca (quasi 9%) e sale Fratelli d’Italia (6,5%) che punta a diventare il secondo partito dello schieramento. Nello specifico, la Lega trionfa nelle due circoscrizioni del Nord (circa il 40% a Ovest e 41% a Est con circa il 50% nel Veneto), dove invece crolla il M5S. A sorpresa, ma per chi ci abita nemmeno troppo, la Lega vince anche al Centro, tradizionale “feudo rosso”, ottenendo il 33% dei voti contro il 26,8% del PD. Tutto cambia “sotto Roma”. Nella circoscrizione Sud, vince il Movimento 5 Stelle col 29% dei voti con l’incredibile, questo si pensando ai tempi del grido “via i Terun”, secondo posto della Lega che prende il 24%, e il terzo del PD con il 19% dei consensi. Al movimento di Di Maio va ancora meglio nelle Isole, dove mantiene il risultato delle politiche attestandosi a quasi il 30% con l’ancora più incredibile secondo posto della Lega con il 22% (addirittura in Sardegna il partito di Salvini è in testa col 27% contro il 25% del M5S). In sostanza, si può dire che la Lega vanta sicuramente un seguito importante sul territorio nazionale, ma vince solo in quelle zone di Italia ultra-ricche (Nord) o ricche e “privilegiate” (Centro), dove l’elettorato è attratto da politiche “sicuritarie” che tutelino appunto i loro privilegi e proposte di un fisco che “toglie ai poveri per dare ai ricchi”, come quella della Flat Tax. Il Movimento 5 Stelle rappresenta invece ancora la prima scelta nelle zone più povere del Paese (Sud e Isole) dove le aspettative “sociali” come il reddito di cittadinanza e una politica più di “sinistra” rispetto a quella della Lega fanno ancora breccia. Da segni di vita il PD che perde ovunque, comprese tutte le sue ex roccaforti, tranne Bologna, dove un potere para-mafioso persiste ancora, ma tiene percentuali costanti in tutte le circoscrizioni. Insomma, anche qua, chi pensa di aver vinto, coloro che magari vivono nelle periferie del Nord e sentono l’immigrazione come una minaccia, si accorgeranno ben presto che la minaccia consiste nel fatto che a breve, grazie alla Lega, non avranno più alcunché da difendere da pseudo-invasori inesistenti.

In ultimo, una breve considerazione su cosa significhi per lo scenario “governativo” italiano le elezioni di ieri, anche se è assolutamente sbagliato mischiare europee e politiche. Se è vero che la Lega raccoglie il 34% dei consensi, questo non garantisce a Salvini il governo solitario, ma lo costringe ad alleanze. Faccio presente che cinque anni fa Renzi prese il 40% alle Europee e poi sappiamo tutti la fine che ha fatto il PD. Ora, o continua nell’innaturale alleanza coi 5 Stelle, cosa che a ieri garantirebbe all’attuale maggioranza l’incredibile risultato del circa 51% dei voti, con una maggioranza “bulgara”, cosa piuttosto impensabile che un Governo abbia un così largo consenso, ma che lo costringe ai litigi continui a cui assistiamo continuamente e al solo parziale realizzare il suo programma (a fronte della promessa del taglio delle accise sulla benzina, la “verde” si aggira ormai attorno agli 1,60 Euro) Oppure torna col Centro-destra, dato che escludo che la Meloni, almeno nel breve, possa abbandonare Forza Italia, raggiungendo in questo caso circa il 50% dei voti, e ottenendo comunque una maggioranza larghissima, grazie al premio di maggioranza alla coalizione che raggiunge il 40% dei voti. Ma in tal caso, deve scendere a compromessi col Cavaliere non solo per le poltrone, con il solito circo di pregiudicati, nani e ballerine che accompagnano da sempre Berlusconi, ma sui programmi e i metodi, perché è evidente che il “caso Diciotti” è impensabile con una maggioranza che preveda Tajani tra gli uomini di punta. Insomma, anche in questo caso le cose sono sostanzialmente rimaste come erano, ma al Capitano piace farsi i selfie trionfanti e gli italiani subiscono sempre il fascino degli imbonitori da mercatino rionale.

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